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ARTISTI FIESOLANI


Lettura del socio corrispondente AUGUSTO GUERRI

nell’adunanza del 5 febbraio 1905


Nella universale decadenza che seguì alla rovina dell’Impero Romano anche le belle arti erano state travolte.

Rimanevano però le grandi opere antiche di scultura, statue e bassorilievi specialmente sepolcrali sui sarcofagi. I dipinti murali erano caduti insieme cogli edifizi.

Perciò più presto risorse la scultura studiando i modelli antichi, poi svincolandosi da questi ed ispirandosi alla natura. E le due arti sorelle raggiunsero l’apogeo, la scultura con Donatello, nato nel 1386, morto nel 1466 e la pittura con Raffaello 1483-1520.

Vediamo quindi due egregi artisti, l’Angelico e Mino, sebbene quasi contemporanei, pure collocati l’uno nel periodo ancora ascendente della pittura, l’altro al sommo della scultura.

Dividevasi allora la pittura per due correnti: la mistica dell’Angelico e la realista del suo discepolo Benozzo Gozzoli, cui in breve Masaccio doveva assicurare il trionfo.

Guido di Pietro, nato nel 1387 da agiata famiglia di Vicchio in Mugello, entrò nel 1407 nel Convento di San Domenico di Piesole insieme col fratello, e vestito l’abito religioso furon chiamati fra Giovanni e fra Benedetto.

Ambedue si distinsero dapprima come miniatori di libri corali, della quale arte era in quel Convento una Scuola famosa, finchè fra Giovanni cominciò ad eccellere nella pittura.

Furono ambedue uomini di molta coltura e santità di costumi, carissimi al Priore che era S. Antonino e poi a loro volta Priori anch’essi di quel Convento, da cui Giovanni, quando divenne famoso, ebbe nome di fra Giovanni da Fiesole.

Fu anche detto l’Angelico pei volti veramente angelici dei suoi dipinti di cui vedeva i modelli ideali come in un’estasi alla quale preparavasi colla preghiera.