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nelle navate ed un gran bassorilievo di altare colla adorazione dei Magi. Il suo figliuolo Francesco, detto Moschino, l’aiutò in Orvieto, ove in età di quindici anni fece, su disegno del Sammicheli, il bassorilievo della Visitazione per un altare del Duomo.

Scolpì varie pregevoli statue a Roma e nel Duomo di Pisa, e fu architetto di un Palazzo a Genova pei Grimaldi.

Questi furono gli artisti che fiorirono a Fiesole nel secolo xvi; discepoli, seguaci o imitatori degli ultimi grandi maestri del xv, o come suol dirsi del Quattrocento.

Era quasi come luce di giorno che volge al tramonto.


Ma un vero tramonto delle belle arti si ebbe nel secolo seguente, nel Seicento, segnato qua e là da rari splendori; la scuola bolognese di pittura dei Caracci, e Luca Giordano e Salvator Rosa nell’Italia meridionale; in Roma il Bernino architetto e scultore giganteggiante nello stile barocco del suo tempo; in Toscana, Pietro da Cortona e Carlin Dolci pittori, Giulio e Alfonso Parigi architetti.

Sebastiano Pettirossi di Fiesole, nato nel 1588, coltivò lodevolmente la scultura e fu architetto della nuova facciata di Ognissanti nel 1627.

Della stessa famiglia fu Alessandro, egli pure scultore ed architetto, nato nel 1636 e morto nel 1706.

Stefano di Francesco Della Bella nacque di famiglia Fiesolana in Firenze il 17 Maggio 1610. Lavorò prima di oreficeria sotto Ignazio Vanni, e poi di pittura sotto Cesare Dandini.

Perfezionatosi nel disegno ed ispirandosi al Callot, si diede alla incisione specialmente all’acqua forte e stette per tre anni a Roma ove incise La cavalcata dell’ambasciatore polacco ed otto vedute del Campo Vaccino e del Ponte S. Angelo.

Andato a Parigi coll’ambasciatore Alessandro del Nero, vi fece per Richelieu la Carta dello assedio d’Arras. Fu onorato anche dal Mazzarino, ma dopo undici anni, nei quali era stato anche in Francia ed in Olanda, volle tornarsene in patria dove compì altre opere pregevolissime, quali: Il Ritrovamento della Madonna dell’Impruneta e le vedute di Livorno e dei suoi monumenti.

Morì a Firenze il ventitrè Luglio 1684 e fu sepolto in Sant’Ambrogio.

Cosimo III aveva conosciuto in Parigi, alla Corte di Luigi XIV, il famoso incisore Roberto di Nanteuil, il primo ai suoi tempi nel trattare il bulino ed il pastello.