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renzo Stagi e portò a termine nel 1506 il bellissimo parapetto e ornamento del coro nel Duomo di Pietrasanta.

Due giganti dell’arte segnano la fine del secolo xv ed il cominciare del xvi, Michelangelo 1475-1564 e Raffaello 1483-1520.

Dopo di essi l’arte comincia a decadere col perdersi il giusto equilibrio fra l’idealità e l’imitazione della natura. Imperocchè, come lo sviluppo parallelo del corpo e della mente conferisce alla bellezza ed alla salute dell’uomo, così l’armonia fra le forme e l’espressione del sentimento costituisce la bellezza della figura.

Per l’immaginazione veemente e sublime Michelangiolo fu tratto dalle forme squisitamente naturali del David e della Pietà a quelle del Mosè e delle statue delle tombe Medicee esagerate per esprimere carattere di maestà e di forza; dalle figure sublimemente belle nella volta della Cappella Sistina a quelle esagerate del Giudizio finale sopra l’altare della medesima. E Raffaello, volendo celebrare l’alleanza del Cattolicismo con l’umanesimo, creò nel Vaticano e specialmente nella sala della Segnatura un poema di segni e di figure, di allegorie e di simboli perfino pagani.

Onde la Scuola romana ne derivò una spiccata magniloquenza di pennello, una tendenza a qualche cosa di ampolloso e di sforzato, contro cui insorse ai nostri giorni il preraffaellismo.

Inoltre Raffaello e Michelangiolo trasportarono la sede dell’arte da Firenze a Roma ove l’imitazione fastosa del gusto pagano doveva creare il barocco.

La stessa iperbolica iscrizione del Bembo sulla tomba del divino Urbinate: «Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci Rerum magna parens et moriente mori», che può tradursi: «È quivi Raffael da cui vivente — Temè natura d’esser superata. E morto, d’esser morta insiem con lui», ci fa vedere come fin d’allora si tendesse più all’imitazione dei grandi Maestri che a quella della natura eterna madre dell’arte.

Così, caduta a Gavinana coll’eroe Ferrucci la libertà dei Comuni, cominciava la decadenza dell’arte che per la libertà e colla libertà aveva raggiunto l’apogeo.

Ma veniamo a parlare degli artisti del secolo xvi:

Giovanni di Sandro Rossi da Fiesole, nato nel 1496, fu con Perin del Vaga alla costruzione del Palazzo Doria di Genova dove intagliò la gran porta di marmo. Stette poi in Spagna a lavorare sotto l’Ordognez e quando questi morì a Carrara nel 1520 lo incaricò per testamento di far trasportare a Barcellona il suo cadavere.

Vincenzo Rossi, scultore della scuola del Bandinelli, fece per