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Capo I. - CONSIDERAZONI GENERALI

Posizione. configurazione, nome, confini


Ai pie’ dell’Alpe, che serra Lamagna.

Dante, Inferno, c. XX


....I termini sacri che natura pose a confine della patria nostra.

Vittorio Emanuele III. 26 maggio 1915.




L'L'Italia, a quanti hanno disputato nei secoli e tuttodì discutono dei suoi naturali confini, potrebbe dare la fiei’a risposta di Beatrice al divino Poeta:

Io son fatta da Dio sua mercè tale
Che la vostra miseria non mi tange....

imperocché le ingiurie della storia, i compromessi della politica, i contrasti della scienza, non potianno usare mai alcuna violenza alla natura. L'Italia è «la terra che il mar circonda e l’Alpe», per formarne un vero «mondo a parte»: imperocché le Alpi si alzano assai piìi dei Pirenei che chiudono la Spagna e meno si adimano, specie sui litorali, come formano una linea ben più precisa dell’intreccio di labirinti che mal confina la Grecia. Le breccie delle Alpi superano quasi tutte la zona di consueto abitata e sono più o meno a lungo vietate nell’inverno dalle nevi, per quanto non abbiano potuto opporre efficace baluardo ai popoli stranieri, che scesero, alcuni anche si stabilirono di’ qua della loro cerchia, come al di là, in vari luoghi, traboccarono i nostri o rimasero traode etniche e linguistiche dell’antica latinità.

Dai valichi di queste Alpi, gli stranieri additarono, infatti, in ogni tempo, come nell’Adelchi, il riposo.

Là, nella bella Italia, in mezzo ai campi.
ondeggianti di spiche e nei frutteti
carchi di poma, ai padri nostri ignote,
fra i templi antichi e gli alrii, in quella terra
rallegrata dai canti, al sol diletta.....

L’Italia era così salutata «fiore e spina, in una parola, gioia e dolore in un pensiero. Paradiso e Inferno insieme uniti», come cantava Federico Halm, e pur «bella sempre, nel verde smeraldino delle tue pianure, nello splendore del cielo, nell’azzurro del mare, nella perpetua olezzante primavera dei tuoi giardini, nella grazia impareggiabile delle tue donne, bella, o Italia, persino nel santo tuo nome». Così la celebravano o ne traevano le loro più delicate e sublimi ispirazioni Volfango Goethe e Federico Schiller. Giorgio Byron ed Elisabetta Browning. Anche