Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
– 543 – |
tornata del 16 aprile
Signori, vi è una scuola della filosofia della storia, la quale crede che il mondo è una lanterna magica, di cui Dio è l’eterno motore della manovella; vi è una scuola della filosofia della storia, la quale crede che l’uomo è destituito di ogni libertà, di ogni individualità, di ogni attività propria, di ogni energia, di ogni iniziativa; ma ve n’è un’altra ancora, la quale crede che tutto ciò che nel mondo vive, si muove, viva e si muova per propria spontaneità.
Ora, se per una parte di questa Assemblea vi è chi può credere alla prima dottrina, per un’altra si crede alla seconda (Movimento); imperciocchè io non posso credere che, se noi abbiamo una religione dello Stato, dovessimo altresì avere una filosofia della storia ufficiale.
Ma io domando di qual Dio si intende parlare. (Mormorio al centro) Vi ha il Dio dei galantuomini, il Dio dell’onesta gente, dei filosofi, della gente dabbene, e questo Dio si tien fuori della portata degli uomini, ovvero questo Dio considera il genere umano tutto uguale. Per cui l’infinito vivente, come Michelet chiama insetto, l’infinito vivente ed il sovrano è tutt’uno; esso vede cadere collo stesso rammarico e una foglia d’albero nell’autunno e la corona dalla testa dei re, e colla medesima compiacenza vede coronarsi di un fiore un filo d’erba, e la testa d’un re d’una corona.
Ebbene, per questo Dio non vi è grazia. La grazia è un privilegio, una violazione del diritto, una mancanza di giustizia.
Ora il Dio di Kant, di Fitche, di Franklin, di Whasington non può volere che il diritto e la giustìzia.
Se poi voi intendete il Dio del cardinale Antonelli (Rumori a destra e al centro) il Dio di Pio IX, io vi prego, o signori, di ricordarvi che questo non può essere il Dio di Vittorio Emanuele. (Movimenti diversi) Questo è il Dio dell’Austria e dei Croati, e questi non possono volere il regno d’Italia, nè l’Italia.
Questa grazia di Dio poi, o signori, ricorda la storia delle crudeltà, ricorda re crudeli, re feroci; ricorda i re che banno fatto abbruciare gli Albigesi. Se Vittorio Emanuele può essere re per la grazia di Dio, egli non potrebbe esserlo che come lo fu Enrico IV, Gustavo Adolfo, Federico li, Caterina 11; come lo fu Pietro il Grande e Napoleone I e III, quantunque anche questi prendessero il titolo della grazia di Dio per coprire con questo manto di porpora divina, quello il 18 brumaio, questo il 2 dicembre. (Susurro)
Il Dio di Vittorio Emanuele non può essere che il Dio dei grandi re; esso non può essere come Filippo VII di Spagna, o Ferdinando II di Napoli.
Ma, io domando: qual è il Dio che creò Re Vittorio Emanuele, qual è la provvidenza che lo ha fatto Re d’Italia? La provvidenza di Vittorio Emanuele fu Vittorio Emanuele, lui stesso, quando a Palestro esponeva la sua testa (Bravo!); la provvidenza di Vittorio Emanuele fu l’esercito francese, che scese a combattere per l’Italia, e l’esercito italiano che cinque volte respingeva il nemico dai colli di San Martino; la provvidenza di Vittorio Emanuele fu Garibaldi (Movimenti) che gli ha portato due regni...
Voci. No! no!
Altre voci. Sì! sì!
Petruccelli. ... fu il conte di Cavour che per dieci anni lavorò per la libertà d’Italia; fu Mazzini (Nuovi rumori alla destra ed al centro), che per trent’anni propugnò l’indipendenza d’Italia.
Ma poi voi adottale la grazia di Dio; perchè? Per consacrar forse il diritto divino? Ebbene, se la grazia di Dio è buona per Vittorio Emanuele, essa è logica, deve esserlo pure per Francesco II; e voi, per obbedire a una formola del passato, voi mettete Vittorio Emanuele nella stessa condizione di un usurpatore.
Ma non trasciniamo Iddio a discendere nella politica. La politica è affare umano, essa vive di spedienti, di perfidie, di violenze, di violazioni. Ora volete voi chiamare Iddio in questa geenna? Considerate la grazia di Dio in fronte ad un trattato, che sarà violato l’indomani; ad una sentenza di morte. Le grazie di Dio debbono star lontane dalla politica; per Vittorio Emanuele basterebbe di essere Re per il voto nazionale; ma egli è ancora di più, egli è Re galantuomo, come lo ha salutato Garibaldi, e come l’Europa intera lo saluta, senza Soggiungere: la è una menzogna. Quindi io mi conchiudo proponendo che siano eliminate le parole: per la grazia di Dio.
presidente. La parola è al deputato Boggio.
conforti. Come relatore della Commissione vorrei dire due parole in risposta al deputato Petruccelli.
presidente. Il relatore della Commissione ha diritto di parlare l’ultimo, ma non può interrompere l’ordine del turno.
boggio. La grazia di Dio non mi spaventa, ma il Vittorio Emanuele I m’inquieta; nè ho udito finora argomenti atti a persuadermi della convenienza di mutar qualcosa alla formola che ci è proposta.
Ci si è detto di eliminare la menzione di Dio, perchè superflua; ebbene, io credo che havvi invece qualche cosa di più superfluo, cioè la eliminazione che ci si propone. È superfluo ciò che è inutile; è inutile ciò che non risponde ad uno scopo pratico o ad un concetto logico. Quale scopo pratico e quale concetto logico affermerete eliminando la grazia di Dio, il concetto della Divinità dalla formola delle leggi? Forsechè, eliminando Dio dalla legge, l’avrete eliminato anche dalla coscienza? Aveste anche la potestà di farlo, vorreste, osereste voi eliminar Dio? Oh! se, per un assurdo impossibile, riuscisse all’uomo di eliminare la Divinità, egli si troverebbe immediatamente così spaventato dal vuoto che si sarebbe creato egli medesimo dintorno, che. si affretterebbe ad invocarla di nuovo!
Ma, se il concetto di Dio è nella coscienza di tutti e di ciascuno, del genere umano e dell’individuo, perchè vorremo noi eliminarlo dalla legge? La legge che cos’altro debb’essere per aver nome di perfetta, se non appunto un’eco fedele della coscienza universale? Laonde, quanto più voi allontanate il concetto della legge dalla coscienza del genere umano, più rendete imperfetta la legge; e perciò io respingo una eliminazione, la quale eleverebbe una barriera di più tra la legge scritta e la coscienza umana.
Ma ci si è detto essersi tanto abusato di questa formola, che noi dobbiamo cancellarla dalle nostre leggi per non destare ingrati ricordi.
Ma di qual cosa, o signori, per quanto buona ed onesta e sacra, non si è abusato? Forsechè in nome della libertà non si sono commessi errori ed iniquità degne della più truce tirannide? Forsechè in nome della scienza non si sono insegnati errori fatali più di qualunque ignoranza? E noi rinnegheremo la libertà e la scienza, perchè talvolta furono abusate e profanate? (Segni di assenso)
Ma questa formola ricorda tempi di oppressione e di ingiustizia, vi ripetea, non ha guari, l’onorevole Petruccelli, e vi facea una eloquente pittura dei momenti e dei casi nefasti, ai