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relazione sopra gli scavi e le scoperte nelle catacombe romane 135


In questo modo la difficoltà e il dispendio del lavoro furono compensati dalla eccellenza dei risultati, che, dopo il ritrovamento delle tombe dei papi e di s. Cecilia, costituiscono uno dei più grandi successi della Commissione di archeologia sacra, e furon dovuti alla dottrina e all’attività. di quell’Enrico Stevenson che tanto presto doveva essere rapito all’affetto degli amici e alla scienza.

Di non mediocre importanza sono stati i lavori eseguiti dal febbraio al luglio del 1897 nel cimitero di Domitilla, consistenti in rivestimenti di volte e di pareti, in sostruzioni e in riparazioni di ogni sorta nell’antichissima regione di quelle necropoli che si estende al secondo piano, a piedi del grandioso scalone.

Di più essendo stata la Commissione chiamata con lettera del S. P. Leone XIII a continuare l’opera della Roma sotterranea e avendo deciso di consacrare il volume IV al cimitero di Domitilla, si pose mano ai necessari lavori di escavazione, diretti specialmente a ritrovare i due centri storici invano cercati dal de Rossi: quelli dei ss. Marco e Marcelliano e del pontifice Damaso.

Iniziato lo sterro per rinvenire la scala della grandiosa regione del secolo IV, dopo accurati studi sul posto dei colleghi Marucchi e Stevenson, convenne soprassedere a causa di una gigantesca frana, la quale involgeva la scala su detta fino al sopra terra.

Portata l’esplorazione al primo piano, il 13 febbraio del 1897, sotto i grandiosi archivolti e la tromba di un vasto lucernario, si rinvenne una duplice cripta adorna di insigni pitture, ma sventuratamente una parte dell’intonaco era caduta, e con essa la decorazione. I resti rappresentano dei martiri in atto di offrire la corona al Redentore, soggetto più volte ripetuto nei mosaici delle basiliche, ma mai ritrovato fino allora nelle pitture cemeteriali. Molti dati fanno giudicare la regione dove furono ritrovate le pitture appartenere al secolo IV; ed il prof. Marucchi vi riconobbe una memoria dei celebri martiri Marco e Marcelliano.

Si provvide a sbarazzare le pitture da incrostazioni che le rendevano poco visibili, e trattene buone fotografie. si curò la sostruzione dei piloni sorreggenti le trombe del lucernario. Le ruinose vie che fanno capo alle dette cappelle pure sono state sostruite, prolungando la stagione dei lavori oltre il consueto. Inoltre nei mesi di aprile e maggio si iniziò lo sterro regolare di quella parte del secondo piano del cimitero, la quale si svolge ai piedi dello scalone menzionato, e si ritrovarono numerose iscrizioni di antica paleografia. Alcuni tasti furono fatti dallo Stevenson nella basilica dei ss. Nereo e Achilleo per completare lo studio di quell’insigne edificio.

Non si dimenticò il cimitero di s. Ciriaca in cui furono sterrate molte gallerie e riunite alla rimanente rete cimiteriale, con la scoperta di molte importanti iscrizioni. Lo sterro e il consolidamento di una via che corre lungo la parete postica dell’attuale basilica di s. Losenzo, è stato di somma importanza per la conservazione dei marmi e dei preziosi ornati in mosaico del mausoleo del pontifice Pio 1X.

Nell’anno 1897-98 innanzi tutto si attese alla sistemazione del cimitero di Pretestato, coll’ordinamento scientifico di marmi e iscrizioni, a cura del barone Kanzler, egregiamente coadiuvato dall’ispettore signor Augusto Bevignani; quindi nella via Aurelia, entro la villa Pellegrini, fu sistemato l’ingresso del cosi detto cimitero dei due Felici e demoliti i cadenti muri della profonda scala e sterrato l’ambiente dalle macerie, furono rinnovati i muri, le volte e la scala stessa. Altrettanto fu eseguito nel cimitero di s. Felicita, dove si sistemo anche l’area soprastante, acquistata dallo zelo dell’Emo Signor Cardinale Lucido Maria Parocchi, e, a cura del prof. Marucchi, fu ritrovata la preziosa iscrizione opistografa, che unica ha l’indicazione di persona sepolta ad s. Felicitatem.

Il 7 giugno 1898 si scoprì sul Gianicolo, vicino a s. Onofrio, e precisamente sotto il conservatorio delle Dorotee, un cimitero cristiano mai sospettato da alcuno, da cui fu estratto un latercolo marmoreo di loculo con la scritta di ALEXANDER IN PACE. Le escavazioni procedettero con alacrità nel cimitero di Domitilla, e trovammo belle