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mento si reca come in capo in un ordine superiore un secondo peristilio, intorno al quale apresi una seconda triplice nave della medesima capacità dell’inferiore. Onde chi amasse dare a queste navi secondarie il nome di portici, potrebbe dire che la nave principale della basilica minore è circondata da due triportici, l'uno inferiore, l’altro superiore.»

La basilica mezzana non ha il triportico inferiore e superiore intorno alla nave principale, come lo ha la minore. Ha invece la nave principale prolungata fino all’estremità ove sono le porte e fiancheggiata da altre due navi minori della medesima lunghezza. In capo alle quali tre navi apresi la quarta nave che sogliam dire traversa, perchè attraversa di fatto tutta la larghezza della basilica innanzi alla sua sommità semicircolare1.

Finalmente la basilica maggiore distinguesi dalla mezzana in quanto che alle quattro navi di questa due altre ne aggiunge laterali anch’esse alla nave principale: talchè se la mezzana si regge su due sole ale di colonne, la maggiore debbe sempre averne quattro, perchè le cinque sue navi longitudinali sieno tra loro in apertissima comunicazione.»2

Fin qui egli: e ciascuno scorge quanto una tale partizione e classificazione di basiliche debba riuscire di non poca utilità allo studio anche artistico delle medesime.

Insomma (e con ciò termino) questo inedito lavoro del Marchi è degno di colui, al quale il nostro secolo va debitore del primo risveglio e, diciam pure, della rinascenza vera e vitale degli studi intorno alle antichità cristiane. Giacché egli, il Marchi, tornato seriamente al metodo del Bosio da altri per due secoli troppo male abbandonato, e succeduto al Settele nell’ufficio di conservatore de’ sacri cimiteri nel 1841, «imprese (per usare le parole del chmo e compianto nostro amico Mariano Armellini) la grande opera fondata sul metodo razionale e scientifico, cioè topografico, storico nello studio dei monumenti della Roma sotterranea... Egli prevenuto dalla morte non pubblicò che il primo volume della sua opera..., a lui compete la gloria di aver dimostrata e rivendicata l’origine cristiana delle catacombe; egli studiò la Roma sotterranea colla scorta dei documenti e degli antichi itinerari. Era infine riservata al Marchi l’altra non minor gloria di dare alla Roma sotterranea Giovanni Battista de Rossi3 Fin qui l’Armellini.

La quale onorevole ricordanza del Marchi non è certamente fuori di proposito, ora che illustri membri del Comitato promotore di questo solenne Congresso proposero, e concordi e plaudenti tutti gli altri, stabilirono che una stessa lapide onoraria portasse insieme scolpiti questi tre nomi: Bosio, Marchi, de Rossi.

Del paterno affetto del Marchi verso il de Rossi, e della filiale corrispondenza del de Rossi verso il Marchi, non è qui il luogo di ragionare: della venerazione poi di entrambi pel grande Bosio parlano eloquentemente i loro scritti. A me, chiamato contro ogni mio merito, a far parte di sì illustre Comitato, siccome riuscì improvvisa e tanto più cara la proposta di eternare in marmo anche la memoria del Marchi; così corre uno strettissimo obbligo di renderne qui fin d’ora solenni grazie all’Emo Patrono al chmo Presidente e a tutti gli altri onorandi Colleghi del Comitato, non solo a nome mio, ma di tutta la Compagnia di Gesù.

Giuseppe Bonavenia S. I.

  1. «Calcidica vien detta da alcuni moderni la nave traversa, supponendo che con questo nome fosse dagli antichi contraddistinta dalla nave longitudinale. Abbiano costoro o non abbiano colto nel segno, continuerò io in questo mio lavoro a indicarla col titolo più volgare, poco giovandomi il greco vocabolo a crescere scienza e chiarezza a questi studi.»
  2. Marchi, ms. Basiliche. Prefaz. f. 9 agg.
  3. Armellini, Cimiteri cristiani, p. 147.