Pagina:Atti del II Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana.djvu/139


d’un manoscritto inedito del p. Giuseppe marchi d. c. d. g. 125


dei sacrificii ed abbraccia la confessione, che è l’urna od il sotterraneo sepolcro, ove si conserva il corpo e le reliqnie del martire, che colla vita ha confermato la confessione della cristiana fede. Abbraccia insieme il ciborio che sostenuto da quattro colonne sorge sopra l’altare, il quale durante il sacrifizio chiedevasi alla vista dei fedeli con tendine spiegate tra colonna e colonna per ingerire maggior riverenza verso l’augusto mistero. Più larga è la significazione della voce presbitero, perchè se essa indica il luogo dove i preti stanziavano e praticavano, si estende e alla cattedra e ai sedili e all’altare e alla sottoposta confessione e al bema eziandio, giacché in tutti questi luoghi il sacerdote celebrante e i sacerdoti assistenti praticavano. I chierici non s’immischiavano ai preti, ma avevano per luogo loro proprio lo spazio che rimaneva libero ai fianchi dell’altare e santuario. Il luogo appellavasi diaconico dal grado supremo de’ chierici che era il diaconato. Davasi a questi luoghi diversi anche il nome di coro per ragione de’ salmi e degl’inni che dai sacerdoti e dai chierici qui principalmente si cantavano. I fedeli non vi prendevan parte se non dietro le intonazioni di quei del coro» (Marchi, ms. Basiliche minori, foglio 22, verso).

Cosi egli. Ma lasciando per brevità tutto il resto, non debbo omettere ciò che mi ha indotto principalmente a fare tal comunicazione, ed è la partizione che fa il Marchi delle basiliche in maggiori, mezzane e minori. La qnal triplice classe contiene la ragione dell’aver egli impreso ad illustrare le sei basiliche già ricordate, assegnandone due a ciascuna classe: cosi ad esempio delle minori si propongono quelle di s. Agnese e di s. Lorenzo, delle mezzane quelle di s. Maria Maggiore e di s. Clemente, da ultimo l’Ostiense e la Vaticana delle maggiori. Ciò posto, udiamo le sue parole:

«Parecchi, dice egli, sono gli scrittori che delle cristiane basiliche in genere e in ispecie di queste di Roma hanno discorso; tra’ quali Antonio Nibby compendiosamente illustrando con particolare dissertazione la basilica di s. Clemente, e Luigi Canina che con tavole splendidissime le romane tutte singolarmente ha pubblicate, lodandone i pregi comparativamente a’ templi e alle chiese moderne e con vivo studio esortando chi può a ritornare a quelle antiche forme. Ricorda il cortese cavalier Canina avere anche con me tenuto non inutile ragionamento sul proposito di questi sacri edifizi, quando incominciava io a ordinare i materiali di questo lavoro. Se il colloquio fosse stato più tardo, gli avrei schiettamente palesato che confrontando tra loro queste romane basiliche rilevasi esser elleno tra loro distinte in maggiori, mezzane e minori non soltanto per ragione del più o del meno di area che abbracciano, ma singolarmente per una sostanziale varietà di carattere proprio di ciascuna. Sia pur dunque unico il fondamentale sistema di tutte le nostre basiliche. Imperocché tutte veracemente consistono d’una medesima pianta quadrata, due de’ cui lati eccedon di molto la lunghezza degli altri due: tutte hanno un dei lati minori aperto in tre, in cinque ed anche in sette porte, perchè coloro che v’intervengono non soffrano indugi e non incontrino impedimenti all’entrare ed all’uscire: tutte hanno l’altro lato minore incurvato nella parte centrale in un perfetto semicerchio: in tutte l’area rettilinea è ordinata in una nave principale ed in altre navi secondarie: in tutte la sommità semicircolare si solleva d’alcuni gradi sopra il piano generale della basilica.»

Ma a fronte di tanta eguaglianza non potrà mai confondersi la basilica minore colla mezzana o colla maggiore. La minore manca sempremai di quella nave traversa, che tra la nave principale e le minori da una parte, ed il semicerchio dall’altra, estendesi a tutta la larghezza della basilica. Di più intorno ai tre lati rettilinei della basilica minore s’innalza un peristilio, che da un capo all’altro si continua senza interrompimento: onde la sola basilica minore ha le ale di colonne a numero dispari, laddove le mezzane e le maggiori le hanno sempre di numero pari: perciò quivi solo la nave, che apresi tra questo peristilio ed il muro che chiude esternamente la basilica, continuasi senza interrompimento in tre braccia si strettamente tra loro congiunte, che non le tolgono affatto la sua unità. Per ultimo questo peristilio che sorge dal pavi-