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di un cimitero sotterraneo dell'umbria 115


romani, quivi tuttavia esistenti, ma principalmente perchè, presso S. Maria in Pantano si rinvennero parecchi titoli marmorei con la esplicita menzione dei Vicani vici Martis Tudertium1; la quale menzione non può lasciare adito a dubbio veruno. E il Vico ad Martis dovette anche durare a lungo, certamente più a lungo di Carsulae poiché di questa, come ho già notato, non troviamo menzione nei citati Itinerari, benché posta sulla stessa via, e tanto importante ce la manifestino le grandiose rovine ancora esistenti. È da sapere, inoltre, che il luogo del Vico ad Martis oggi S. Maria in Pantano giace anch’esso a piedi dei Monti Martani, nel versante opposto a quello in cui, come abbiamo veduto, sorge la chiesa di S. Brizio 2.

Riconosciuta la città Martana delle antiche, sacre leggende, nel Vico ad Martis, è naturale concluderne che, in esso, dovette, assai per tempo, fiorire una società cristiana, come ne danno indizio le leggende stesse; come diventava necessario, data la direzione seguita dai novelli Apostoli; come, infine, è reso probabile dal nome del Vico, che, testimoniando a noi di un antichissimo culto al Dio della guerra, quivi presso3, particolarmente doveva attrarre l’operosità ardita, instancabile dei primi evangelizzatori. E tardo, ma pur non dispregevole argomento di indizio intorno al precoce fiorire del Cristianesimo nel Vico ad Martis, è l’esistenza, per non dire di altro, in quei dintorni, di tre antichissime chiese abbaziali: quelle, cioè, di Villa S. Faustino, di S. Maria

  1. Vedi C. I. L., vol. XI.
  2. E non sarà inutile notare che la valle di Massa Martana è collegata con la valle di Spoleto da parecchie strade mulattiere, le quali valicano i Monti Martani, e sono ancora molto frequentate. Ve n'ha una, antica, detta Della Madonnuccia, e un’altra meno antica detta Strada Spoletina, le quali passano per il Terzo di S. Severo. Sono anche chiamate Strade Spoletine quelle che da Colpetrazzo e da Mezzanelli, nel Massetano, per Firenzuola, già Gallicidula, conducono a Spoleto. A nessuno sfuggirà l'importanza di queste vie mulattiere che, nel Medioevo, in mancanza di meglio, erano vere e proprie arterie di comunicazione.
  3. Dico «quivi presso» perché non potrei convenire con gli scrittori, i quali hanno trattato questo argomento, nel pensiero da essi concordemente manifestato che, cioè, il tempio in che si onorava il Marte dei Tuderti sorgesse nel Vico ad Martis. Considerando bene la forma ad Martis, e più ancora l'appellativo Martani dato a un'intera catena di alti monti, io inclinerei a ritenere che il Vico ad Martis fosse quasi lo scalo, ad un celebre santuario che, prisco e religioso, come quello del Clitunno, dovette sorgere, non nel piano, ma sopra quei monti che da Marte vengono tuttora chiamati. E, osservando ancora che i Monti Martani dominano, in modo assoluto, da un lato la Valle spoletana, cioè tutto il paese che da Spoleto si stende fino ad Assisi, e dall’altro le Valli di Massa Martana e di Todi; e, ponendo mente alla denominazione Martis Tudertium che il Tempio aveva, come ne attestano varie iscrizioni romane, mi par quasi di sentire un’eco della preponderanza, in qualche tempo verificatasi, degli Etruschi su gli Umbri: i quali ultimi, certo, nelle montagne di Spoleto, ebbero un sicuro e durevole rifugio. E agli Etruschi, dominatori della Marzia Todi doveva importare molto una vedetta, sia pur religiosa, sull'alto dei Monti Martani, la quale tenesse d’occhio i movimenti di quel popolo che Dionisio chiamò antico e grande, e che, come pare, fu dedito più alle arti della guerra che a quelle della pace. Un raggio della grande civiltà etrusca, per la via di Todi, senza dubbio, penetrò nel cuore dell'Umbria, diffondendosi nelle Valli di Massa Martana, di Carsoli, fino a Cesi, e infiltrandosi anche nelle gole del monte di Forzano, dove moltissimi resti di opere d’arte, da me veduti, ci fanno fede di questo innesto dell'Etruria nel territorio umbro (vedi anche Gamurrini in Notizie, 1884, pag. 149 e segg.). Tali resti, invece, mancano completamente nella Valle e sopra i monti di Spoleto. E che i Monti Martani e le loro diramazioni siano stati, un tempo, una linea di confine, direi quasi che lo confermano gli interminabili litigi, durati fino ai nostri giorni, e non ancora, definitivamente sopiti, tra Spoleto e le moderne Comunità costituitesi lungo quella linea. A tutta questa induzione storica, sono io il primo a riconoscerlo, manca la base di fatto della esistenza di un Tempio del Marte dei Todini sopra i Monti Martani: manca però, ancora, qualsiasi ricerca a tale scopo diretta. Ma, sarebbe, di certo, un gran bene che si tentasse, poiché molta luce potrebbe risultarne per le relazioni, senza dubbio esistite, tra Umbri ed Etruschi, intorno alle quali nulla ci è noto.