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di un cimitero sotterraneo dell'umbria | 111 |
Tutti ritengono però, né è possibile credere diversamente, gli Atti di S. Brizio come leggendarii, inquinati da errori, e turbati da confusioni rilevanti. Ma, se ciò è vero, è pur vero che questi Atti rappresentano la più antica tradizione, che noi abbiamo, intorno alle origini del Cristianesimo nell’Umbria; e nessuno, che abbia mente retta, vorrà negare ogni fede alla parte sostanziale di quella leggenda, e particolarmente alla personalità di S. Brizio e dei suoi compagni. E, soprattutto, non vorrà disconoscere la preziosità di certe indicazioni topografiche, in essi contenute, le quali, se esatte, come vedremo, danno a tali Atti un’autorità maggiore di quella, fin qui, ad essi consentita.
Non è il caso, dopo quanto sono venuto dichiarando, di entrare, qui, in minute questioni di cronologia agiografica, a proposito degli Atti di S. Brizio, e dell’introduzione del Cristianesimo nell’Umbria. Dobbiamo, invece, considerare gli Atti stessi nel loro complesso, e vedere se ne concordi la sostanza, o, per lo meno, se essa non ripugni dalla inaspettata rìvelazione del Cimitero sotterraneo di Villa S. Faustino.
Ora, è storicamente certo che la fede cristiana venne anche all’Umbria da Roma; e Spoleto, città principalissima dell’Umbria, durante l’Impero e prima e poi, come è evidente, e come ne attesta la tradizione stessa, dovette ricevere assai presto il seme della nuova dottrina. La quale, è ben noto, si sparse prontamente nel mondo, seguendo le grandi vie aperte dalla potenza romana all’asservimento, ma anche alla comunione dei popoli. E nessuno ignora che, al tempo dell’Impero romano, una di queste grandi vie, la Flaminia, passando per l’Umbria, a Narni si biforcava in due rami, uno dei qnali, per Terni, si dirigeva a Spoleto, e traversata la valle spoletana in linea retta, sboccava a Foro Flaminio; dove andava a congiungersi anche l’altro ramo, partente pur esso da Narni, dopo avere attraversate, come ho già detto, Carsulae e Mevania. Bisognerà, quindi, proporsi il problema, se la parola evangelica fu propagata a Spoleto per la via secondaria di Terni, o per quella più antica, per la grande Via Flaminia, Narni-Carsoli-Bevagna.
Lungo sarebbe il ragionamento intorno a questo punto: ma, per brevità, compendierò il mio dire in due sole osservazioni; positiva l’una, negativa l’altra. Accennerò prima alla mancanza assoluta di ogni memoria o leggenda nel non breve tratto di via, diciotto venti miglia romane, quante ne notano gli itinerari antichi, che corre da Terni a Spoleto; mentre dagli antichi itinerari pur sappiamo che, lungo questa strada erano stazioni e sacrari1 gentileschi. Un indizio positivo poi, a favore della Narni-Carsoli-Bevagna, ce lo forniscono gli stessi Atti con il leggendario episodio di S. Proculo, preteso cugino di S. Brizio, rimasto a Narni e di S. Volusiano dimorante a Carsoli; il quale episodio, pur sotto il velo della leggenda, ci attesta di un intimo originario vincolo che legava tra loro le primitive chiese di Narni e di Carsoli. La indicazione topografica, poi, di Carsoli, città romana sorta lungo questo tratto della Flaminia primitiva, è molto preziosa, anche perchè, ritenendosi da tutti che Carsoli fosse disfatta nelle prime incursioni barbariche, e, forse, anche in epoca più antica, non essendo notata nell’Itinerario di Antonino, non si intenderebbe come mai nella tarda
- ↑ Il Gerosolimitano nota, a tre miglia da Terni «tribus tabernis», a tredici miglia, «Fani Fugitivi»; il Peutingeriano ci dà a undici miglia «ad Tine Recine», e a tredici miglia, «Fano Fugitivo». Nei due Itinerari, la distanza tra Spoleto e Terni differisce di due miglia, essendo di venti nel primo e di diciotto nel secondo; quindi, il «Fano Fugitivo», per il Gerosolim. è a sette miglia da Spoleto, e per il Peutinger. a cinque. Nessuno studio, che io sappia, si è ancora tentato per la identificazione di tali località.
nesimo abbia tardato, per qualche secolo, a farsi strada in mezzo ad una popolazione mistica per natura. Nulla dirò, poi, della tesi che, senza negare la personalità di S. Brizio, si limita a farne un Santo... francese! Questa tesi verrà, da me. ampiamente esaminata in un’altra pubblicazione.