Così parlando Edea, tra una deserta
Petrosa landa e un torbido pantano,
Per un triste sentier presero l’erta
Serpeggiante tra’ rovi a destra mano.
Ad ora ad ora in tra le nubi incerta
La sua fronte scopria l’astro sovrano,
Ma fermar non volea gli eterei sguardi
Su la costa di scope irta e di cardi.
E in verità, per quanto occhio tu giri,
Fuor ch’aspre rocce e tortuosi letti
Di torrenti, non è cosa che attiri
Le ciglia o suono che le orecchie alletti;
Dormon tra’ buchi delle rupi i ghiri,
Ch’oltre al dormir non hanno altri diletti,
Nè pajono disposti ad altro stile,
Ancor che presso a ritornar l’aprile.
Sparsi per questa pessima grillaja,
Non dall’amor, ma dalla fede uniti
(Benchè forte così questa non paja
Da toglier loro occasion di liti)
Stan gl’incorrotti in compagnia sì gaja
Da non avere invidia ai trogloditi;
Ognuno abita un antro al caldo e al fresco,
E quello del vicin guarda in cagnesco.