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Canto quarto 87


Poco male, ei borbotta; e col cipiglio
     D’uno che faccia il burbero per gioco:
     Io piuttosto di te mi meraviglio,
     Che mi vieni a seccar per così poco!
     Ricco d’oro io non son, ma di consiglio,
     E per te pronto il tengo in ogni loco:
     Perchè non vai da quel banchier bardassa,
     Che a te suol dar la chiave, a me la cassa?

Io farti non potendo altro servizio,
     Perchè molto ho da far più che non credi,
     Scappo in Questura a recitar l’Uffizio
     E sul collo a qualcun mettere i piedi;
     Tu non fare le cose a precipizio,
     E per pietà non crescermi gli eredi;
     Va’, sii buona; domani in buon consorzio
     La penna aguzzerem contro il Divorzio.

Esperio, che di sdegno avea già troppo
     Gonfio non pur, ma traboccante il sacco,
     Fuggiam, disse ad Edea, ma di galoppo
     Da questo branco perfido e vigliacco;
     Chè, ti giuro, se sto, qualcun ne accoppo,
     Ed a schiacciarne alcun già levo il tacco;
     Andiam, diss’ella, ed acqua in bocca adesso;
     Presto farà le tue vendette il cesso.