Essa è madre più volte; al proprio petto
Ella, è ver, non appende i suoi marmocchi,
Nè mai fra un bacio e un carezzevol detto
Se li vede addormir sopra i ginocchi;
Neppur tu, neppur tu, fragil maschietto,
Regalate hai da lei chicche e balocchi,
Tu che col cereo volto e l’occhio spento
Ricordi a lei non un amor ma cento.
Altre cure, o piccini, altre dolcezze,
Più gloriose tutte e più feraci,
Danno alla mamma vostra oro ed ebbrezze
E gloria, ancor che a voi tolgano i baci;
Ma se mancano a voi le sue carezze,
Beni avrete da lei meno fugaci,
Chè a compensarvi del suo mal governo,
Già scrive un libro su l’Amor materno.
Costei rivolta al bieco mostriciatto
(O sia drudo o marito ovver bertone,
Chè a tali ufficj egli è del pari adatto,
Anzi l’ultimo è sua professione)
Come! gli dice, e stai qui a fare il matto,
Ovveramentesia l’asin cordone,
E non pensi che in casa abbiam l’usciere,
Che sta per sequestrarci anche il sedere?