Costui dunque all’udir tali proteste:
Io son del tuo parer, dice, e tu ’l sai
Se me n’infischio delle trippe oneste,
Chè la voglia l’ho anch’io dove tu l’hai:
Essere destro, aver le mani leste
E non poterle oprare è grave assai;
Ma a te non fo misteri: odio coloro
Che abborri tu; ma il mio silenzio.... è d’oro.
Pur sta’ tranquillo: rompere saprò
A tempo il freno e trar calci a’ corbelli;
Ma ora non mi par tempo da ciò,
Benchè n’abbia di lor fin su’ capelli.
E l’altro, come un bue sbuffando: Oh il so,
Tu sei Toscano, voglio dir di quelli
Che pronta han lingua e graziosa faccia,
Ma tiran brace alla propria focaccia.
In questa, accanto ad essi ecco guizzare
Un losco mostriciatto agile e gajo,
Ch’un di quei bacherozzoli ti pare
Nati tra ’l fermentar d’un letamajo.
Partenopeo sbirciollo, e: Olà, compare,
Gridò, se non vinciam, vostr’anco è il guajo:
Mano dunque alla penna, e date addosso
A quanti cani ci contendon l’osso!