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76 Atlantide

Un’ibrida, deforme, anfibia razza
     Quivi superba in sua tristizia alligna,
     Ed or tra ’1 fango placida gavazza,
     Or tra gli sterpi armeggia acre ed arcigna;
     Solo chi con più voce urla e schiamazza
     E l'anima ha più sozza e più maligna
     In grande opinion tra’l vulgo viene,
     E lode e regno in su’ men tristi ottiene.

Vedi? allor disse Edea, tra questo lezzo
     I gazzettieri venderecci han regno,
     Mostri d’odio non già, ma di disprezzo
     Anzi neppur di sprezzo oggetto degno:
     Mirali; e se la nausea ed il ribrezzo
     Al veder non ti fa troppo ritegno.
     Osserva come tutti in varie forme
     Hanno per capo una vescica enorme.

Ma poi che qui la nebbia è così densa,
     Ch’oltre al naso ciascun vede a fatica,
     Vien dalla turba credula e melensa
     Presa per una stella ogni vescica:
     Nella sua vacua leggerezza immensa
     Nuota ognuna sul fango, e par che dica:
     All’infelice umanità smarrita
     Io son la via, la verità, la vita!