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Canto terzo 57


Tuona per le navate ampie frattanto
     Un rauco mostro dalle cento gole
     Di metallo, e tre volte ulula: Santo!
     E tre volte a tal suon si oscura il sole;
     Prorompe a un tratto minaccioso un canto
     D’incomprese, terribili parole,
     Onde il popol, non prima ode l’estrema,
     Con uno scoppio orrendo urla: Anatèma!

Anatèma al tuo capo, in fra le abiette
     Plebi in ginocchio, irato Esperio grida,
     A te, nume d’inganni e di vendette,
     A te, vicario suo, vecchio omicida!
     Ritempra, anima mia, le tue saette,
     Fulmina, o mio pensier, l’antica sfida,
     Se ancor, se ancor su questo gregge indegno
     L’Error trionfa, e l’Impostura ha regno!

Càlmati, Edea gli dice, e non ti spiaccia
     Trar da quest’aula maledetta il piede,
     E ruttar lascia a questa rea mandraccia
     Blasfemie vane e preci a cui non crede:
     Poi che in ver di quant’essa e dica e faccia
     Ispiratrice non è già la Fede,
     Ma provien tutto da un sentor confuso
     D’ipocrisia, di tornaconto e d’uso.