Vedi là quel ridotto, in su le arene
Quasi a difesa del gran regno estrutto?
Un enorme frantojo esso contiene
Di nuova invenzion, di ferro tutto:
Ogni lavorator qui tratto viene
Tutto a depor di sue fatiche il frutto,
E a depurarlo d'ogni umor maligno
Vien cacciato ogni dì sotto all’ordigno.
Urge la mola immane, e in pochi istanti
Al misero soggetto il succo spreme,
Che dal torchio capace ai sottostanti
Tini stridendo e cigolando geme:
Scricchiolar senti l'ossa e i membri infranti,
Stillar vedi col pianto il sangue insieme;
Ma l'industria borghese è si squisita,
Che nell’esausto sen lascia la vita.
Esce vivo il meschin dall’aspre strette,
Ma tale che dir larva od ombra il puoi,
E, sia stoltezza o sia viltà, commette
Al torcolier di nuovo i giorni suoi:
Questi che ben lo strinse e lo spremette,
Fuor con una pedata il manda poi,
E del sangue ancor caldo empiendo il gozzo,
Gli gitta in cambio una minaccia e un tozzo.