D’ignudi fanciulletti un’inquieta
Ciurma da poppa a prua corre, saltella,
S’arrampica alle funi, alla secreta
Stiva discende e s’urta e s’arrovella;
Ma ad un cenno d’Edea, tacita e cheta
Si ricompone, ed a quest’opra e a quella
Con piè ratto s’addice e con man lieve,
Ma torna al chiasso e al tafferuglio in breve.
Or sì or no tra bigie nubi erranti
La luna affaccia la testina bionda,
E or fa piacere a’ ladri ora agli amanti,
Or a’ colli civetta ed ora all’onda:
Forse ella sa, che per andare avanti
Gabbar tutti bisogna, e ancor che tonda,
A volpeggiare e trappolare apprese,
Secondo il gusto dell’età borghese.
Se non che il cupo brontolio dei flutti,
Benchè piana e lucente abbian la faccia,
Avvisar può, che chi ninfeggia a tutti,
Lo scontento di tutti alfin procaccia;
E che la furberia dei farabutti
Non troppo ha da contar su la bonaccia,
Chè dare un tuffo da un istante all’altro
Può nel cordon chi ti sembrò più scaltro.