Credi: sì basso infuria e tanto abjetto
Il reo costume dilagando crebbe,
Che farne d’ira e di dolore oggetto, 284Non che vano travaglio, onta sarebbe:
D’ira strida al tuo riso e di dispetto
Chi la sozza corrente avido bebbe:
Contro l’artiglio a vili prede avvezzo 288L’amor mio ti fia schermo e il tuo disprezzo.
Crudi scherni, aspri motti, acri proteste
Scoppiare udrai dal labbro mio sovente:
Quando l’anima mia lo sdegno investe, 292Divien lo scherzo mio ferro rovente;
Si contorca alle mie voci rubeste
Chi turpe è all’opre e al favellar piacente:
Io dico fango al fango, e le civili 296Maschere abborro e il galateo dei vili.
Giorno verrà, nè di fantasmi vani
L’alta fidanza del tuo ben m’illude,
Che i miei sarcasmi inconsueti e strani 300Tempreran l’alme a rigorosa incude;
L’ardito esempio ammireran gli umani,
Ridiranno il mio dir semplice e rude,
Ed un eletto giovanil drappello 304Bacerà conoscente il mio flagello.