Non titubar! La diuturna prova
Dei civili dolori il fin già tocca;
Già lo sdegno compresso un fulmin trova,
Già la bilancia del destin trabocca.
Tuona, è tuo l’avvenir; secol s’innova;
Odi? la profetata ora già scocca;
Tu da questa mia sede all’egra, oppressa
Terra l’annunzia: il Redentor si appressa!
Non più Dei, non più re! ferree chimere
Artigliatrici dell’uman cervello,
Che d’ombre inebbriato hanno il pensiere,
E fatto della terra il cielo avello,
Colpa la verità, scherno il sapere,
Croce l’onor, la libertà flagello,
Il genio e la virtù pena infinita,
Merito la viltà, strazio la vita!
Servi non più, non più signori! Eguali
Tutti! Qual sole che consola il mondo,
Giustizia e Libertà sopra i mortali
Verseranno un fulgore ampio e giocondo;
E sdradicando le miserie e i mali,
Di cui solo finora è il suol fecondo,
Germogliare faranno e al ciel vicino
Sorgere della Pace il fior divino.