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Canto dodicesimo 263


Trasfigurata allora in fiamma viva,
     Gloriosa, raggiante Edea si eresse,
     E ad Esperio, che i suoi moti seguiva,
     Un sorriso ineffabile concesse;
     Con voce poi, che l’avvenire udiva,
     Conforti fieri, alti presagi espresse;
     Lene ondeggia da pria l’aria tranquilla,
     Esulta poi terribilmente e squilla:

Se insiem con te qui nel bel regno io venni,
     Di cui l’egro tuo cor smarría la fede,
     Se la promessa generosa attenni,
     L’animo tuo redento ecco se ’l vede:
     L’ardue speranze, onde il tuo cor sostenni,
     Vive or tu miri nella propria sede;
     Or dal secolo vil tanto sei lunge,
     Che a te d’ira o livor dardo non giunge.

Qui ti ritempra, esule spirto, e al lume
     Degli occhi miei l’estro onorato accendi,
     E i dubbj sozzi e il torpido costume
     Quinci del mondo a sfolgorare imprendi:
     Al tuo pensier la Verità sia nume,
     Solo al suo culto e al suo trionfo attendi,
     La Verità che placida e secura
     Tra’ sogni miei, sotto al mio Sol matura.