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Canto dodicesimo 261


Con le pupille a questa sfera intente
     Divinava Colombo altro emisfero;
     Qui Galileo con la titania lente
     Tanto campo di ciel tolse al mistero;
     Assorto in questo mar divinamente
     Newton sognò, legiferò Keplero;
     Di qui lanciò la triplice sua face
     E il mondo illuminò Darwin sagace.

Ve’ nel bel mezzo dell’aereo mare,
     Quasi cor da cui tutto il moto prende,
     Cinto di nebbie trasparenti e chiare.
     Un piccolo, vermiglio astro risplende:
     Piccolo e incerto a prima vista appare,
     Ma sorgendo più cresce e più s’accende,
     Sicchè dir puoi, che certamente in poco
     Sole ei sarà d’inestinguibil foco.

Qui fra un corteo di vereconde stelle
     La ritrosa Utopia scelto ha la stanza,
     E intente a’ cenni suoi stan come ancelle
     Giustizia, Libertà, Pace, Eguaglianza;
     Qui poche ardimentose anime belle
     Nutrono di desio l’ardua speranza
     Di veder tosto dall’aerea zona
     Sceso il lor sogno e diventar persona.