Giungono in questa a un mormorevol rivo,
Che come nastro nitido azzurreggia,
E placido s’avvolge a un aureo clivo,
Su cui dell’Utopia s’alza la reggia.
Di rosee nubi un padiglion festivo
Docile all’aure l’edificio ombreggia,
Cui dintorno un giardin vario s’accoglie
Di gemmei fiori e di perpetue foglie.
Una lucente, vaporosa zona,
Il cui candido seno occhio non varca,
Di melodie dolcissime risuona,
E qual sospeso mar su lui s’inarca.
Quivi la Fantasia spesso abbandona
Ebbra di luce la sua vitrea barca,
E divine vi scopre isole e belle
Nebbie rotanti che saran poi stelle.
Qui le Ipotesi audaci e qui i secreti
Ideali del mondo han vita e regno,
Qui la Beltà che dà baci a’ poeti,
Qui la Gloria che cresce ali all’ingegno;
Le Speranze dei saggi e degli asceti
Qui maturano in onta al vulgo indegno;
Qui dei martiri il sangue in bei vapori
Roseo s’inalza e si tramuta in fiori.