Passa il carro fatale, e i sonnolenti
Popoli sveglia e i novi animi aduna,
E là tuona ove i freddi raggi lenti
Piove sul morto Egeo l’odrisia luna.
Ahi, la terra dei numi e dei portenti
Giacerà parte inonorata e bruna?
Gemerà sotto all’ottomano immondo
Chi nel vel delle Grazie avvolse il mondo?
Rompi i miseri chiostri, in cui malfido
Di mercanti e di re zelo t’inferra,
E dal Rodope all’Ida in fiero strido,
Aquila dell’Olimpo, il vol disserra!
Tessa pur fra gl’incensi arabi il nido,
Ma sgombri il turpe Osman l’ellenia terra;
E i truci sogni e i perfidi terrori
Dello schiavo tiranno Asia divori!
Vola, o magico plaustro; e poi che infranti
Cadan gli altari orrendi e i troni infidi,
Della catena luminosa i santi
Nodi avvolgi alla terra, o tu che il guidi!
Tu, di giustizia ispiratore, a quanti
Popoli all’onor tuo vivano, arridi;
Tu, di pace foriero, in un possente
Patto di libertà lega ogni gente!