O mia sacra Trieste, a te col mio
Sangue io segnai della riscossa il punto;
Ed ecco, se non fu perfido il dio,
Cui diedi il sangue, il dì fatale è giunto:
Sorgi dall’onta dei trentenne oblio,
Che dagl’itali fati ha il tuo disgiunto;
E sia la voce tua squilla che i grami
Popoli alle battaglie ultime chiami!
Vedi? i ferri già scrolla, e dall’infranta
Carcere il leopardo ungaro balza;
Freme di sdegno la Polonia santa;
Le offese membra ricompone e s’alza:
Di Sobieski la gloria ecco l’ammanta;
Sorge Kosciusko e il gran vessillo inalza;
Ecco, irrompenti in luminose schiere
Di Misckiewitz le strofe alte e guerriere!
Tale il martire parla; e il tenebroso
Palco, ond’or ora pallido ei pendea,
Un gigante si fa, che disdegnoso
Calca passando la progenie rea;
Poi sorvola il Danubio, e luminoso
Poggia, e penetra il ciel come un’Idea;
Mentre dallo Spilbergo orrido, un canto
Mistico emerge, che ti sforza al pianto.