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242 Atlandide


O mia sacra Trieste, a te col mio
     Sangue io segnai della riscossa il punto;
     Ed ecco, se non fu perfido il dio,
     Cui diedi il sangue, il dì fatale è giunto:
     Sorgi dall’onta dei trentenne oblio,
     Che dagl’itali fati ha il tuo disgiunto;
     E sia la voce tua squilla che i grami
     Popoli alle battaglie ultime chiami!

Vedi? i ferri già scrolla, e dall’infranta
     Carcere il leopardo ungaro balza;
     Freme di sdegno la Polonia santa;
     Le offese membra ricompone e s’alza:
     Di Sobieski la gloria ecco l’ammanta;
     Sorge Kosciusko e il gran vessillo inalza;
     Ecco, irrompenti in luminose schiere
     Di Misckiewitz le strofe alte e guerriere!

Tale il martire parla; e il tenebroso
     Palco, ond’or ora pallido ei pendea,
     Un gigante si fa, che disdegnoso
     Calca passando la progenie rea;
     Poi sorvola il Danubio, e luminoso
     Poggia, e penetra il ciel come un’Idea;
     Mentre dallo Spilbergo orrido, un canto
     Mistico emerge, che ti sforza al pianto.