Passa il carro augurale, ed un sinistro
Grido l’Arpia d’Asburgo al ciel saetta,
E su le tenebrose onde dell’Istro
Spazia superba, e il dio nemico aspetta.
Bacca sotto i suoi voli a suon di sistro
La sitibonda imperial Vendetta,
E un giovinetto, che dal laccio infame
Penzola al vento, è poco alle sue brame.
Penzola il sacro giovinetto, e al suono
Del trionfale iddio s’anima e scende,
E il glorioso imperator dal trono
Travolge a un tocco, ed il suo loco prende.
Un’aureola di sdegno e di perdono
Il delicato e fiero capo accende,
Mentre per gli antri della vacua reggia
La voce sua qual vaticinio echeggia:
Venuta è l’ora! Come fragil tazza
Da una destra sfuggita ebbra e lasciva,
Si frantuma il poter dell’empia razza,
Che a mentir solo ed a misfare è viva;
La strega irsuta che al Danubio impazza,
D’occhi non pur, ma d’intelletto è priva;
Brancola urlando nell’estrema pugna,
Le braccia vibra, e invan tre genti adugna.