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Canto undecimo 237


Sei tu, sei tu, con subito e profondo
     Estro d’entusiasmo Edea favella:
     Ben t’affiguro al mite aspetto, al fondo
     Sguardo, alla fronte pensierosa e bella!
     O intemerato cavalier del mondo,
     Ben principia da te l’età novella,
     Da te, dal cui presago alto pensiero
     Raggiò, qual sole dall’oceano, il Vero!

Quando più pura e più sublime Idea
     Più puro cor, mente più alta accese?
     Quando in età più tenebrosa e rea
     Raggio più bel di libertà discese?
     Quando mai l’ala del Pensier che crea
     Finse più mite eroe, più sante imprese?
     Quando sdegno che atterra, amor che molce
     Andâr congiunti in armonia più dolce?

Dolce armonia, che nel tuo bronzeo petto
     Di vaticinj e di dolor nutrita,
     Dalle voci cresciuta, onde un eletto
     Stuolo agitò la tenebra abborrita,
     Alimentata dal perenne affetto
     Per cui sì novi eroi dieder la vita,
     Resa divina dal sospir di tante
     Madri e dall’ira e dall’amor di Dante,


16. — Rapisardi, Atlantide,