Colui che come turbo esiziale
In un vampo di morte arse la terra,
Il Caino d’Ajaccio, onde immortale
Parve l’opera immane or qui si atterra:
Il Grande, l’Invincibile, il Fatale,
Di Dio la spada, il fulmine di guerra,
La speranza e il terror dell’universo
È qui nel gelo dell’orror sommerso.
Stolto! e non seppe, che ben tenue scorza
L’opra ha dell’armi ed all’età non dura;
Che sol breve stagion l’Odio e la Forza
Contro l’Amore e la Ragion congiura;
Che la gloria dell’uom presto si ammorza,
Se alimento d’onor non l’assicura;
Che nelle notti della Storia orrende,
Unico faro la Giustizia splende.
In tal serena idea gioía del pari
D’Esperio il core e della sua compagna,
Quando di rossa luce arsero i mari,
E un gran foco s’alzò su la montagna:
Così velando i plenilunj chiari,
Qui dove il piè la mia Catania bagna,
Mutasi l’aria e s’invermiglia tutta,
Or che Gibello i suoi disdegni erutta.