Uno stormo di piche ammaestrate
Intorno al palco strepita e svolazza,
Come branco di saffiche sguajate,
Ond’or la musa maremmana impazza;
Con jati osceni e voci cadenzate
Laudi perpetue al tristo re schiamazza,
Mentre dall’alto in lui piega i severi
Occhi e scrolla il gentil capo Vochieri.
Qui da Pietro a Leone (ahi, l’abborrita
Di Giuda eredità non anco è chiusa?)
Piomban quei che venduta hanno e tradita
Sión sempre ingannata e sempre illusa;
Chi trafficò la propria e l’altrui vita
Or qui nel fango ha l’anima confusa;
Qui ruina chi fece il mondo triste
Di rapine, di stragi e di conquiste.
Ruina, e sopra a lui fan mora e monte
Armi, emblemi, trofei, bronzei cavalli,
Obelischi che al cielo erser la fronte,
Granitici colossi ed aurei stalli:
Opere di viltà, memorie d’onte
Tramandate nei marmi e nei metalli,
Cui nel suo novo, irresistibil corso
L’umana Civiltà scote dal dorso.