Qui d’Enna il pensator dotto e pugnace
Nel plutòcrate mostro i dardi apposta:
Memorabile ardire, onde l’edace
Turba alla gogna finalmente è posta;
Piccolo stuol, ma fervido e tenace,
Di battaglie bramoso a lui s’accosta;
E primo è quei che con eraclie braccia
Le catanesi arpíe sgomina e caccia.
V’è col pensoso ed erudito Arturo,
Cui l’alto cor non impietrò Medusa,
L’inclito Edmondo, che del mio futuro
Regno alla luce or or l’anima ha schiusa:
Come del regno mio fulgido e puro
Restar potea la dolce anima esclusa?
Sordo a’ veri dolori e all’uman pianto
Chi su finti dolor pianger fe’ tanto?
Mira quei due, che pensierosi, in parte,
Piegan le fronti altere e gli occhi mesti:
Il Trezza è l’un, che in generose carte
Con Lucrezio intimò guerra ai Celesti;
In igneo fascio la dottrina e l’arte
Strinse, e ne fulminò gl’idoli infesti,
Nobile cor, che i ferri, onde lo strinse
Un cieco dio, spezzò fremendo, e vinse.