Tornava, ora non più: la veneranda
Vecchia nel ciel delle memorie or posa,
E al suo figliuolo irrequieto manda
Spesso di là la sua voce amorosa:
Non dar tregua, gli dice, alla nefanda
Ciurma che infesta ogni più nobil cosa,
Ma in rissoso armeggio di te non degno
Tu buono e prode non sprecar l’ingegno!
Non titubar, non deviar: le alture
Nebbiose, ove un poter fatuo troneggia,
Abbian le picciolette anime impure,
Che un piede han nella piazza, un nella reggia;
S’inerpichi per vie torte ed oscure
Schiava d’altri e di sè l’avida greggia;
A te poeta, cittadin, guerriero
Sia dio la Libertà, sia gloria il Vero!
A lui compagno è il buon Matteo Renato
Dalla voce di bronzo e dal cor d’oro,
Che di sublimi intolleranze armato
È di Napoli bella alto decoro;
Lui dalle generose anime amato
Trema dei servi e dei tiranni il coro;
Lui da San Giusto in luttuosa veste
Apostolo e guerrier chiama Trieste.