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Canto decimo 225


Tornava, ora non più: la veneranda
     Vecchia nel ciel delle memorie or posa,
     E al suo figliuolo irrequieto manda
     Spesso di là la sua voce amorosa:
     Non dar tregua, gli dice, alla nefanda
     Ciurma che infesta ogni più nobil cosa,
     Ma in rissoso armeggio di te non degno
     Tu buono e prode non sprecar l’ingegno!

Non titubar, non deviar: le alture
     Nebbiose, ove un poter fatuo troneggia,
     Abbian le picciolette anime impure,
     Che un piede han nella piazza, un nella reggia;
     S’inerpichi per vie torte ed oscure
     Schiava d’altri e di sè l’avida greggia;
     A te poeta, cittadin, guerriero
     Sia dio la Libertà, sia gloria il Vero!

A lui compagno è il buon Matteo Renato
     Dalla voce di bronzo e dal cor d’oro,
     Che di sublimi intolleranze armato
     È di Napoli bella alto decoro;
     Lui dalle generose anime amato
     Trema dei servi e dei tiranni il coro;
     Lui da San Giusto in luttuosa veste
     Apostolo e guerrier chiama Trieste.