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224 Atlandide


Vedi colui che posa austero e muto,
     Esul quasi e straniero al secol reo?
     Impenitente apostolo canuto
     Quegli è il severo pensator d’Iseo;
     A lui vasto sapere, animo acuto
     Schiusero il regno, ove i miei fidi io beo;
     A lui fra’ ceppi, che il tiran gli diede,
     Nel trionfo del Ben crebbe la fede.

In quel pallido volto, onde traspira
     Con prudenza profonda animo antico,
     L’intemerato onor di Trani ammira
     Dal cor di Bruno e dal pensier di Vico;
     Di torve sette in fra l’insidie e l’ira
     Puro egli passa e sol del Vero amico,
     D’aquila al par, che la nebbiosa via
     Trascende, e nella luce ebbra si oblia.

Agile, smanioso, in gran rovello,
     Cavallotti v’è pur, l’uomo folletto,
     Che come avesse un diavol per capello
     Cento cose ogni dì caccia ad effetto:
     Fa un discorso, un articolo, un duello,
     Corre a un comizio, assiste ad un banchetto,
     Avventa una querela, abbozza un dramma,
     Torna a Milano a riveder la mamma.