Mentre su di sè stessa alto rapita
Scioglie Edea questi detti, e sembra face
Che limpida si appunti all’infinita
Volta del ciel che tenebrosa tace,
S’avvicina la nave alla marcita
Gleba ove il gregge accidioso giace,
E dalle cristalline onde riflessa
Maestosa alla spiaggia umile appressa.
Allora Edea trasfigurata, e come
Fatta celestiale, eterea cosa,
La man caccia ad Esperio in tra le chiome,
Seco il rapisce, e su la tolda il posa.
Mira, gli dice poi, l’anime indome
Che disdegnan l’età lenta e dubbiosa,
E per l’ampia dei Sogni equorea strada
Traggon te pur da questa ignobil rada.
Splendido in sua modestia e tutto assorto
Nel pensier delle mie floride rive,
Mira colui che piange Italia or morto,
Ma nel mio ciel, cor d’ogni core, ei vive:
Saffi, che del sentier lubrico e torto
Tenne l’anima sempre e l’orme schive;
Saffi, che del Messia ligure, ardente
Proseguì l’opra ed illustrò la mente.