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22 Atlantide


Tal, prima segno all’ira, indi all’oltraggio
     E ad un silenzio sospettoso e vile,
     Del suo vano mortal pellegrinaggio
     164Freme d’Esperio l’animo gentile;
     Ben talor d’un affetto intimo il raggio
     Gli desta il cor, gl’illumina lo stile,
     Ma sorriso è di sole incerto e breve
     168Tra fosche nubi, in campo irto di neve.

Pure un dì, che pe’ campi all’aria scura
     Egli erra, e più che mai l’anima ha trista,
     E appena appena in ciel l’alba immatura
     172Qualche rara spargea candida lista,
     Un chiarore improvviso, una figura
     S’offre, qual già nei sogni, alla sua vista;
     Gli si ferma di fronte, a nome il chiama,
     176E con soave e chiara voce esclama:

No, miraggio non fu d’egro intelletto
     Quel che più volte in vision t’apparve,
     Né al tuo pensier per femminil diletto
     180Finsi ed appresentai magiche larve:
     Nulla al mondo è sì vivo e sì perfetto
     Come quel che già sogno al mondo parve:
     Dai vapori del sogno esce il pensiero;
     184La pietosa Utopia madre è del Vero.