Tal, prima segno all’ira, indi all’oltraggio
E ad un silenzio sospettoso e vile,
Del suo vano mortal pellegrinaggio 164Freme d’Esperio l’animo gentile;
Ben talor d’un affetto intimo il raggio
Gli desta il cor, gl’illumina lo stile,
Ma sorriso è di sole incerto e breve 168Tra fosche nubi, in campo irto di neve.
Pure un dì, che pe’ campi all’aria scura
Egli erra, e più che mai l’anima ha trista,
E appena appena in ciel l’alba immatura 172Qualche rara spargea candida lista,
Un chiarore improvviso, una figura
S’offre, qual già nei sogni, alla sua vista;
Gli si ferma di fronte, a nome il chiama, 176E con soave e chiara voce esclama:
No, miraggio non fu d’egro intelletto
Quel che più volte in vision t’apparve,
Né al tuo pensier per femminil diletto 180Finsi ed appresentai magiche larve:
Nulla al mondo è sì vivo e sì perfetto
Come quel che già sogno al mondo parve:
Dai vapori del sogno esce il pensiero; 184La pietosa Utopia madre è del Vero.