Superbi agli altri innanzi ecco van due
Con aureo serto e con purpureo rostro,
Alla cui doppia ereditaria lue
Volpeggiando ubbidisce ogn’altro mostro;
Dalle profondità orride sue
Romba a’ lor voli il tenebroso chiostro,
Sopra cui l’orda tetra accolta in cerchio
Fa delle fragorose ali coperchio.
E sè di sè tessendo in ferrea tenda,
Calasi turbinosa e si dirupa,
E come sepolcral lapida orrenda
Di quel baratro immenso il vano occùpa.
Una voce di pianto, una tremenda
Bestemmia odi echeggiar per l’aria cupa;
Odi fra la tempesta atra dell’ale
Del gigante suonar l’ansia ferale.
Ansa il confitto, e dalla cieca tomba
L’affannoso fragor fino al ciel giunge,
Quando su lui lo stuol grifagno piomba,
E ingordo il preme, e piaghe a piaghe aggiunge;
E qual nel fianco l’assetata tromba
Figge aspirando, e quale il cor gli punge,
Quale il cervello gli dilania, e mentre
Sen pasce, sopra a lui scarica il ventre.