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Sognava Esperio, che sfidato e stanco,
Sotto l’afa d’un ciel canicolare,
Giungesse a un campo solitario e bianco,
Qual cimiterio vasto in mezzo al mare;
Dove che l’occhio volga o porti il fianco,
Non viva forma o fil d’ombra gli appare;
Solo un fremito arcano ode, un susurro
Fra un bianco immenso ed un immenso azzurro.
Su dodici colonne d’adamante
Un tempio, in mezzo, infino al ciel torreggia,
Anzi il ciel tocca ed ha di ciel sembiante,
E col ciel si confonde e folgoreggia:
La Legge indeprecata e il Tempo ansante
Qui dell’Eternità veglian la reggia;
Qui tra semplici ordigni e vitree storte
Attende ad immortale opra la Morte.