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206 Atlandide


Una crescente languidezza, un vago
     Desiderio di pace il cor gli prende,
     Mentre in un ondeggiar cheto di lago
     Su le palpebre stanche il sonno scende;
     Della compagna sua la chiara immago
     Non più qual prima alla sua vista splende,
     Ma qual face che sè stessa consuma,
     Vacilla e in un vapor trepido sfuma.

Miralo Edea, ma non che il tragga o il chiami,
     Lascia ch’ei sieda e s’addormenti e sogni,
     Però che certa fede ha, che dai grami
     Sonni ei presto si scuota e ne vergogni,
     Sì che alfin, dispettando i lacci infami,
     Giunger più presto al ciel bramato agogni,
     Al puro cielo ove, perpetue stelle,
     Giustizia e Libertà splendon gemelle.