Un uom dalla selvosa e grigia chioma,
Dal tardo corpo e dall’arcigno aspetto,
È della gente, che dal ciel qui toma,
Il campion vero e l’esemplar perfetto;
S’un gli gridasse: Ajuto, in fiamme è Roma!
Non caccerebbe un piè fuor del suo letto,
Ma dando volta al suo corpo di tonno,
Si darebbe di nuovo in preda al sonno.
Alderoni è costui, che in volto alpestre
E in selvatiche membra alma ha gentile,
E a cui le Muse, che gli fûr maestre,
Spirâr l’ingegno e illeggiadrîr lo stile;
Ma fortuna ed amor d’aure sì destre
Lo carezzâr nel rigoglioso aprile,
Che fra gli ozj soavi a poco a poco
Gli si smorzò de’ sacri impeti il foco.
Ben dal suo limitar, mentr’egli avvolto
Tra pugne liete in obliose piume,
Ai gloriosi studj ed a sè tolto
Credeasi intero all’incostante nume,
Con dolce voce, con benigno volto
Il chiamò l’Arte a più gentil costume,
E ad invogliarlo a genial lavoro,
Gli additò presso un ramuscel d’alloro;