Di questa crema in cui mi vedi immerso,
Scrutando or vo gli abitatori industri,
E alle genti aprirò nuovo universo
Ed insolite stirpi e fatti illustri;
A pro dell’uomo io mezzi gli occhi ho perso;
Consumato al suo bene ho i mesi e i lustri;
A questa età calamitosa e guasta
Gloria eterna procaccio, e ancor non basta?
O palombaro nobile e grifagno,
Edea soggiunse, o Galileo dei bachi,
Così ti giovi ognor codesto bagno,
E il suo vapor t’esalti e t’ubbriachi,
Deh permetti, in favor, che il mio compagno,
A gloria tua, dinanzi a te si sbrachi,
E al genio tuo, perchè più alto sorga,
Materia acconcia a nuovi studj porga!
Alla supplica amena, in riso tale
Scoppiar gli alunni macilenti e tristi,
Che, non solita cosa in quelle sale,
Dal rider tanto lacrimar fûr visti;
Tu, famoso Linceo, fatto di sale,
Due volte e tre la sconcia bocca apristi,
Ma gorgogliante dalla rabbia il detto
Ti restò nella strozza a tuo dispetto.