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O Darwin precettore, o Darwin padre,
Quante fotte in tuo nome odon le genti!
Quanti confusi van fra le tue squadre
Mercatanti di nubi e cavadenti!
Quante evoluzioni ibride e ladre!
Quante ree lotte e turpi adattamenti!
E quante glorie esotiche e nostrane
D’arroganza impastate e di panzane!
Dal corpo tuo, giacchè d’ognun lo stame
Logora il Tempo, ed anche tu sei morto,
Importuno, insolente un bulicame
Di risse amante e di rumori è sorto;
E poi che d’oro e non di vero ha fame,
A fini indegni il tuo principio ha torto,
E con superbia intollerante e matta
Ad ogni ubbia le tue tre leggi adatta.
13. — Rapisardi, Atlantide.