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Canto ottavo 185


Mal si crede perciò, che il giogo infame
     Di leggi inique i popoli snaturi;
     Che del corrotto social carcame
     Nascano i rei, siccome vermi impuri;
     Che diuturna sofferenza e fame
     A far più tristo il poverel congiuri;
     Che sia dell’opre sanguinarie e ladre
     Padre l’Errore e la Miseria madre.

Confesso, che finor non ho potuto
     Tutta osservar la criminosa lue;
     Che in cento casi c’ho fra mani avuto,
     M’hanno dato ragion soltanto due;
     Che qualche saccentello aspro e cocciuto
     Con le cifre alle man mi dà del bue;
     Ma, per dio, quando s’abbia un po’ di naso,
     Una legge a scoprir basta un sol caso!

Ma comunque ciò sia, mai dalla sporca
     Via del delitto, ove natura il caccia,
     Non osate sperar che l’uom si torca,
     Quantunque Civiltà specoli e faccia.
     O consorzio civil, solo la forca
     A te salute e sicurtà procaccia;
     O forca salvatrice, o forca pia,
     Torni dunque il tuo regno, e così sia!