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Canto ottavo 183


— O mercanti di frodi, o degli umani
     Consorzj in ogni tempo, e più nel nostro,
     Arruffatori perfidi e villani,
     Sempre i buoni vedrò sotto il piè vostro?
     Voi che ognor pronte ad arraffar le mani
     E a gracchiar sempre aperto avete il rostro,
     Solo in frodi e in sofismi acre l’ingegno,
     Voi sempre avrete i primi onor del regno?

Istitutori voi, che l’arte sola
     D’ordir litigj, anzi tranelli, avete?
     Educatori voi, che la parola
     E il pensiero e l’onore e il cor vendete?
     Legislatori voi, che di Lojola,
     Di Cagliostro e di Giuda alunni siete?
     Voi di leggi custodi, anime brutte,
     Cui sol mestier è il calpestarle tutte? —

Parole! disse Edea; nobili e vere,
     Ma vane e vecchie più del primo topo;
     In certi casi, amico, è uman dovere
     Menar prima le mani e parlar dopo.
     — Io son pronto a menar.... — Meglio è tacere:
     Non son risse e battaglie il nostro scopo;
     Ad osservar qui t’ho condotto: serva
     L’opere a miglior tempo, e intanto osserva.