Miran gli astanti impensieriti e mesti
Crescer la piena immensa e rotar massi
Di codici divelti e di Digesti
Ed irte glosse ed eruditi ammassi,
Desolar del Diritto i campi onesti,
Dell’offesa Ragion chiudere i passi,
Ruinar del Buonsenso i vecchi ponti,
E van di corsa a riparar su’ monti.
Suo discepolo in leggi e in procedura,
Ma d’astuzia e di frodi a lui maestro,
È Carino del Re, cui diè natura
Tutto per far da ciondolo al capestro;
Uom di modi elegante e di figura,
E di lingua del pari e di man destro,
Ma di pensieri tortuosi e bui,
Ladro dell’oro e delle mogli altrui.
Trappolando e truffando abile, accorto,
Corse a’ codici in barba il bel paese,
E benchè sempre in tresche infami assorto,
Sempre trovò chi gli fornì le spese;
Biribissando la ragione e il torto,
Di gonna in gonna ad alti gradi ascese,
E nel tempio di Temi or siede a scranna,
Da cui, reo non punito, il buon condanna.