Troppo fra’ lacci ei non languì; l’obliqua
Intenzion conobbe e l’arte rea,
Onde fra’ baci la Sirena iniqua 68Stemprar l’indole altera in lui volea:
Rifiammeggiò nella fierezza antiqua
L’entusiasmo dell’eccelsa Idea;
La sopita virtù rivestì l’armi, 72Ed ei tornò fra le battaglie e i carmi.
E tu dell’amor suo, tu de’ suoi canti
Fosti, Italia, argomento e tu dell’ira,
Tu che possanza e libertà millanti 76E che pur serva e derelitta ei mira:
Acceso il core in te d’impeti santi,
Ad alte imprese, a nuovi tempi aspira,
Ed augure cantor d’età più bella 80Freme a’ tuoi danni e i vizj tuoi flagella.
Torce il grifo a’ suoi colpi e il dorso scrolla
La turba rea ch’oro e vergogne insacca,
Ma invan, che su la fronte egli la bolla 84Di marchio eterno, e il cuoio infame intacca;
Turge di rabbia e di velen la folla
Tanto più furba quanto più vigliacca;
E contro lui, che l’inferrò alla gogna, 88Tribunal si fa il cesso, ara la fogna.