Invaso, ossesso dal pensier sublime,
Contro le schiere avverse alza la voce,
E sopra a lor dalle inaccesse cime 44Del suo puro Ideal piomba feroce:
D’inflessibile acciar son le sue rime,
E con esse i malvagi inchioda in croce;
La foga de’ suoi carmi è qual torrente 48Impetuosa e come lava ardente.
Ma un giorno, ahimè, che intorno a lui più folta
Fervea l’ira nemica in dubbia pugna,
Un’alma bieca in belle membra avvolta 52Saettò contro lui perfida l’ugna;
Poi degl’inganni suoi tutta raccolta
La schiera industre, il generoso oppugna,
E vedendolo omai presso a languire, 56L’attorce fra le sue frigide spire.
E tanto alfin con ambidestro ingegno
La sua peste gl’insinua entro le vene,
Che quanto prima in esso era disdegno, 60Compassion, vaghezza, amor diviene.
O amor, quando tu miri a nobil segno,
Fonte sei d’ogni luce e d’ogni bene;
Ma se d’ozio ti pasci, i più sublimi 64Animi atterri e i più gagliardi opprimi!