Sopravvenne l’aralda, e al viso, agli atti
Riconosciuti i due ch’avea già visti,
Come il vulgo a Milan dietro i monatti,
Dalli, dalli, gridava, ecco i due tristi!
Con un strillar d’inferociti gatti
Suonâr gridi a quel grido in un commisti;
E dàlli, dàlli, urlavan tutti; e dàlli,
Dàlli, echeggiando ripetean le valli.
Esperio allor le femminili spoglie
Non pure, ma qualunque altro indumento
Impaziente in un balen si toglie,
E si caccia fra quell’armeggiamento;
O cornacchie, o civette, o scocciacoglie,
O vessicacce gravide di vento,
Or vedrete chi sono e quel che vaglio;
E in cosí dir dà mano a un suo battaglio.
Molto incresce ad Edea, ch’egli dall’ira
La mano guadagnar si lasci troppo:
Ma infine ei non è vecchio, e il sangue tira;
Pazienza, dice, e non vuol dargli intoppo;
Anzi, a dir ver, come sì nudo il mira
E sano e forte e senza macchia o groppo,
Una dolcezza del suo cor s’indonna
Ed un certo geloso impeto: è donna.