La tenerezza poi, qual dentro a vaso
Vecchio essenza di rose o di zibetto,
Le sta sì dentro, ch’ogni poro ha invaso
Dell’involucro suo più che perfetto:
Basti dire, che avendo un giorno a caso
Schiacciato un biondo ed odoroso insetto,
La sua commozion fu così forte,
Che due mesi restò fra vita e morte.
Gingillina trovò, che in mezzo a un crocchio
Di sapute matrone e di donzelle
Sostenea che l’estratto di finocchio
Giova a spianar la più grinzosa pelle,
Non badando che un suo grosso marmocchio
Le avea di dietro alzato le gonnelle,
E additava agli astanti in piena luce
La regia via ch’al Culiseo conduce.
A lei dice l'aralda: O tu che stai
Tanto da noi divisa e tanto in alto,
Fior di bellezza e di bontà, che hai
La chioma d’ocra e gli occhi di cobalto,
Tu che fra tanti orrendi umani guai
Mai non sapesti del dolor l’assalto,
Ed immersa nei tuoi rosei splendori
Fin chi ti scopre e chi ti copre ignori,