A inzavardarsi i crini aridi e scarsi
Con certa porcheria fra nera e verde,
Che la befana o la versiera, a farsi
Gioco di lei, prestato ad essa aver de’,
A lisciarsi, a lustrarsi, a mascherarsi
Ben della sua giornata un terzo perde,
Gli altri in dir male ed in accender liti
Tra figli e genitor, mogli e mariti.
Ma poi che non ostante opre sì oneste,
Del poetico assillo anche ha la frega,
Non appena tra ’l sonno esso la investe,
Dandole il caldo che l’età le nega,
Balza da letto, la notturna veste
Rimbocca su le natiche di strega,
E accoccolata al vacillante lume
Versa di versi rumorosi un fiume.
L’esagerazion, la tenerezza
Sono i due poli della sua natura:
Un croccante per essa è una fortezza,
Una pulce il caval d’Estremadura,
Due gocciole di sangue in una pezza
Una strage, un eccidio addirittura,
Un po’ di vento fuor d’un orifizio
Nè più ne men la tromba del Giudizio.