Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/157


Canto settimo 157


Così parlava Edea, quando lontano
     Si udì un rumore, un tafferuglio, un chiasso,
     Ed una donna videsi dal piano
     Trafelata salir più che di passo:
     Ora l’una agitando or l’altra mano,
     Dicea gran cose, ed accennava al basso;
     Giunge alfine anelante, e s’incammina
     Subito a conferir con Gingillina.

Come sogliono intorno a un laido vaso
     In agosto ronzar le mosche impronte,
     Fan di sè mucchj, all’impazzata, a caso,
     A predare, a fuggire, a tornar pronte;
     Curiose così del nuovo caso
     Corrono a lei dintorno in cima al monte,
     Si scalmanan ciarlando, e alle cornine
     Soglie irrompon con lei dame e pedine.

Chi voglia ora saper qual nome e quale
     Abbia virtù quest’inclita staffetta,
     Sappia ch’essa è una donna originale,
     D’un prete figlia, e la Pretina è detta;
     Forza non è che a farle intender vale,
     Che non è bella più nè giovinetta;
     Che sessant’anni ha ormai sopra la groppa,
     E di donna non ha fuor che la toppa.

11. — Rapisardi, Atlantide.