Non di tante ventose arma le branche
Per serrar preda o scoglio un polpo immane,
Quante seduzioni ebber le bianche
Membra di lei, nè riuscîr mai vane;
Or le cascano sfatte e mamme ed anche,
Non però l’arte sua qui si rimane;
Anzi, quanto l’età più varca il segno,
Tanto più l’arte affina, arma l’ingegno.
Tempo già fu, che alla freddosa notte
Stuol d’amanti al suo duro uscio gemea,
E per un guardo sol delle sue dotte
Grazie il sangue e l’onore altri spendea;
In amplessi volgari, in empie lotte,
Desiderata più quanto più rea,
S’avvolse poscia, e da sue furie ossessa
Mutò il talamo in piazza, in via sè stessa.
Ma se faccia di fola e di menzogna.
Quando insolito è troppo, usurpa il vero,
Meglio mi sembra il sigillar tal fogna,
Sì che al mondo non n’esca il puzzo intero;
Resti inchiodato il suo nome alla gogna,
E smagato rimanga il tuo pensiero;
Viva ella intanto, ed oro e infamia insacchi,
Poi che penuria non fu mai di ciacchi.